CASTELLO DI ROCCABIANCA

IL CASTELLO

Veduta aerea del castello

Stemma della famiglia Rossi

Stemma matrimoniale Rangoni-Pallavicino

“Costruito attorno alla metà del Quattrocento per l’amata Bianca Pellegrini dal Magnifico Pier Maria Rossi, diventa dimora rinascimentale della famiglia Rangoni di Modena e cantina di invecchiamento nel Novecento."

Il Castello di Roccabianca sorge sulla vecchia località di Rezinoldo o Arzenoldo, toponimo antico che significa “argine alto”, per via della vocazione fluviale del territorio. Viene costruito su di una preesistenza alla metà del XV sec. da Pier Maria Rossi II, signore del più vasto feudo del territorio di Parma, sia per scopi militari ma anche residenziali. Pur essendo il Rossi già sposato con la nobile Antonia Torelli dei conti di Montechiarugolo, egli si innamora di una dama di corte, Bianca Pellegrini da Como, portandolo a donargli il castello di Roccabianca e quello di Torrechiara sulle prime colline parmigiane.

Il castello viene infatti decorato, come quello collinare, con elementi che ricordano il sentimento del Rossi per questa amante ed esternamente viene dipinto completamente di bianco, per ricordare il cognome dell’amante Bianca, cambiando per sempre il nome del paese in Roccabianca.

Purtroppo i fasti del feudo rossiano furono destinati a finire nel 1482, quando dopo la morte del Rossi, il castello passa nelle mani di Gian Francesco Pallavicino.

Il feudo rimase in suo possesso fino alla morte nel 1497, per poi passare, dopo varie peripezie politiche, alla nipote Barbara, figlia di Rolando.

Durante il suo matrimonio nel 1524 con Lodovico Rangoni di Modena, Barbara porta in dote il feudo di Roccabianca, decretandone il passaggio alla famiglia del marito.

Il dominio dei Rangoni su Roccabianca, portò notevole prosperità al castello, sancendone la trasformazione da fortezza quattrocentesca a dimora nobiliare di campagna, come testimoniano gli splendidi affreschi di scuola emiliana a decoro di alcune sale, eseguiti tra il XVI e il XVII secolo. Con l’estinzione del ramo dei Rangoni di Spilamberto-Roccabianca, il castello viene sequestrato alla metà del Settecento dalla Camera Ducale di Parma, che nel 1785 lo ridiede ufficialmente alla famiglia Pallavicino.

Quest’ultimi essendo grandi proprietari terrieri, iniziarono la trasformazione del castello in corte rurale, come ricovero attrezzi e dimore per i braccianti agricoli che lavoravano nei loro poderi agricoli.

Nel 1901 i Pallavicino vendettero il castello ad un proprietario terriero bresciano, che assieme ad esso acquistò molti fondi agricoli nella zona, dando continuità all’uso che i precedenti proprietari facevano della Rocca.

Questo fu il destino del castello fino alla fine degl’anni Sessanta, quando il Cavalier Mario Scaltriti, proprietario delle distillerie Faled di Roccabianca, lo acquistò per trasformarlo in cantina di invecchiamento per i distillati.

L’invecchiamento rimase fino alla fine degl’anni novanta, quando Mario decise di spostarlo nell’attuale sede aziendale e iniziare a restaurare il castello e aprirlo definitivamente al pubblico nel 2002.

Di proprietà della famiglia Scaltriti delle distillerie FALED di Roccabianca, viene aperto al pubblico dopo alcuni restauri del 2002.

All’interno si viene catapultati in un vero e proprio viaggio nel tempo che parte dalle origini del baluardo, con i decori Quattrocenteschi del porticato che affaccia sulla corte interna.

Qui le dediche che il Rossi fa alla sua amante Bianca Pellegrini, si mescolano con gli stemmi araldici della famiglia, coperti poi in parte da quelli dei nemici e futuri proprietari, i Pallavicino.

Si passa poi ad ammirare la celebre Sala di Griselda, dove viene rappresentata la centesima novella del Decamerone di Boccaccio, di cui i decori originali sono purtroppo stati strappati a fine Ottocento e portati al Castello Sforzesco di Milano, ma se ne possono comunque ammirare le esatte riproduzioni su tela ad opera del pittore fidentino Gabriele Calzetti.

Tra Rinascimento e primo Barocco sono le sale al piano terra volute dalla famiglia Rangoni di Modena, caratterizzate da affreschi con paesaggi fantastici e scene di vita nobiliare.

Qui si possono ammirare anche una serie di dipinti settecenteschi che rappresentano membri della famiglia Farnese, importante dinastia nobiliare che fondo il Ducato di Parma e Piacenza alla metà del Cinquecento.

Si sale poi in cima all’antico mastio, un rarissimo esempio di torre a doppio dado, dal quale nelle giornate limpide si arriva scorgere il Torrazzo di Cremona.

Arrivati al piano nobile si possono ammirare nel salone d’onore il trittico di tele tardo barocche rappresentanti "Giuditta e Oloferne" del pittore lombardo Stefano Maria Legnani detto Legnanino.

Si prosegue poi attraverso una serie di sale per l’intrattenimento degli ospiti che culmina con la sala da pranzo, per poi salire nel sottotetto ad ammirare l’acetaia.

Scendendo poi nuovamente al piano terra si arriva nella Sala Rangoni, imponente stanza decorata per volere della famiglia Rangoni nel XVI secolo, dove si può ammirare una riproduzione tardo cinquecentesca della Madonna della Pala di Foligno di Raffaello.

Termina la visita il Museo delle Distillerie Faled, a cui si accompagna la degustazione dei distillati di produzione della ditta.